operaismus.texte.geschichte
Stand: 03.05.2005 [Startseite] [Archiv] [Bestellen] [Kontakt]





Steve Wright: »Den Himmel stürmen«
Besprechung


Zapruder n.02, settembre - dicembre 2003 (www.storieinmovimento.org)

Steve Wright, Storming Heaven. Class composition and struggle in Italian Autonomist Marxism, London-Sterling (Virginia), Pluto press, 2002, pp. 257, dollari Usa 29,95

Se in gran parte delle ricostruzioni dedicate al filone dell'"operaismo" italiano le suggestioni "attualizzanti" finiscono spesso con l'offrire un quadro fuorviante, in Storming Heaven, solido lavoro recentemente pubblicato da Steve Wright, queste tentazioni risultano invece del tutto assenti. Benché l'indagine abbia preso le mosse da un interesse partecipe verso le vicende operaiste, essa sviluppa una equilibrata ricostruzione delle diverse posizioni teoriche e politiche emerse dalla formazione dei "Quaderni rossi" fino ai primi anni Ottanta. In questo senso, il pregio del libro consiste soprattutto nella capacità di dar conto della notevole eterogeneità che ha caratterizzato una delle tradizioni teoriche probabilmente più rilevanti della storia intellettuale italiana della seconda metà del Novecento. Tra gli obiettivi principali dell'operazione di Wright è perciò la critica della semplicistica equiparazione (forte non solo in Italia) tra la complessiva riflessione operaista e l'itinerario disegnato da Antonio Negri nel corso degli ultimi quarant'anni. La chiave privilegiata della rilettura condotta da Wright è fornita dal nesso tra il concetto di "composizione di classe" e la lettura dei conflitti sociali offerta dal filone operaista. La scoperta delle "leggi di movimento" della classe operaia non è però collocata all'interno di una storia apologetica e neppure di una critica pregiudiziale, perché, se Wright sottolinea con forza i meriti del discorso sulla composizione di classe per il superamento della visione ortodossa della tecnologia, dall'altro non esita a metterne in evidenza anche i limiti, dal riaffacciarsi di frequenti motivi irrazionalisti alla tentazione di sostituire alla vecchia filosofia della storia del marxismo ortodosso una visione ipostatizzata dell'"autonomia" della classe operaia, dalla elaborazione di categorie onnicomprensive ma scarsamente utili (come ad esempio "fabbrica sociale" o "autovalorizzazione") alla focalizzazione dell'analisi quasi esclusivamente sul processo di produzione immediato. Muovendo dagli anni Cinquanta e dall'emergere di piccole formazioni alla sinistra del Pci, Wright si sofferma naturalmente con grande attenzione sulla formazione dei "Quaderni rossi", sul dibattito intorno all'inchiesta operaia e sulla scissione che condusse alla breve ma significativa esperienza di "Classe operaia". È però inoltrandosi su un terreno assai meno esplorato che Wright offre il contributo più originale e innovativo: oltre a ricostruire l'insieme delle risposte teoriche e delle strategie politiche delineate dai diversi tronconi operaisti dinanzi al '68 studentesco, l'a. affronta infatti anche la specificità delle posizioni di Potere operaio, il dibattito sull'operaio sociale e le dinamiche che condussero al "collasso" dell'operaismo, collocato tra il '77 e gli arresti del '79. Senza rinunciare a volgere il proprio sguardo al versante della riflessione teorica, Wright delinea anche un ritratto, sintetico ma comunque appropriato e "filologicamente" prezioso, della "storiografia dell'operaio massa" e in particolare del lavoro condotto negli anni Settanta dai ricercatori raccolti attorno a "Primo maggio" (pp. 176-196). A prescindere dalla condivisione dei singoli giudizi dell'a. (e anche dall'utilizzo, in alcuni casi, di fonti giornalistiche non del tutto convincenti), il lavoro di Wright resta un punto di riferimento e un esempio di rigore e completezza non solo per ogni futuro studio sull'operaismo italiano, ma anche per tutti i giovani ricercatori che vorranno volgersi al passato dei "vecchi" movimenti, senza ricadere nelle tentazioni oleografiche e celebrative dei custodi della "memoria".

damiano palano

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